L’IMPORTANZA DI UNO SGUARDO
di Enrico Pusceddu
Partiamo da un presupposto che l’ignoto spaventa sempre. Metaforicamente a volte all’inizio del viaggio siamo pieni di entusiasmo ma quando la barca salpa dal pontile e fin tanto che il porto resta all’orizzonte permane in noi la condizione di serenità. Perché sappiamo che nel bene o nel male possiamo ancora facilmente far ritorno. Ma quando ad un certo punto, il porto scompare alle nostre spalle e non compare ancora la costa all’orizzonte nei nostri occhi, prendiamo effettiva coscienza e consapevolezza che siamo in mare aperto, è cominciata la navigazione vera con insidie e difficoltà da affrontare.
Cosa fare allora? Trovare la propria dimensione intima di silenzio interiore per capire se la rotta è quella giusta. Facile? No. L’importante è non farsi prendere dal panico, avanzando con attenzione e senso di accoglienza e rispetto nell’altro.
Fondamentale è stare in contatto non solo con noi stessi ma anche con l’altro, con le nostre e le loro ispirazioni più intime e profonde e ancor più sul vero senso e valore della vita e nel suo dipanarsi giorno dopo giorno.
Ricordandoci sempre che nella relazione a due o più persone, gli occhi sono lo specchio dell’anima: incontro, attesa, dialogo continuo, emozioni e intuizioni, sintonia con l’altro. Ho sempre pensato che valgano molto più di un abbraccio.
Un’unica cosa… ma siamo ancora in grado di guardarci negli occhi? O come sempre accade, al di là della pandemia, molto spesso non degnano l’altro di uno sguardo.
Quante volte abbiamo messo la nostra mano in tasca, e con poca attenzione, ci siamo puliti la coscienza nel rituale ipocrita di dare all’altro una moneta senza neanche guardarlo negli occhi. Lo sguardo ha una memoria e ti rimane dentro nel profondo, difficilmente lo scordi se lo pratichi con verità e coinvolgimento.
Così come la fede, l’analogia con lo sguardo è una metafora complessa. Troppo spesso la confondiamo con l’ipocrisia religiosa, l’occhio e la fede non mentono, arrivano nella profondità dell’animo. In molti casi guardiamo alla fede come a un rituale fatto di azioni meccaniche ma non di sentimento.
Non usciremo da questo periodo come prima: l’egoismo, la paura del contagio, in ogni senso, unito alla lucrocrazia devono lasciare posto all’adattamento e al cambiamento dentro e fuori di noi in questa laica profanità del vivere.
E allora guardiamoci negli occhi con amore, quello vero che vede e sente, oltre l’apparenza dell’essere.
In virtù di questo incontro, veramente unico, nel quale ognuno di noi si è ritrovato stretto da un immenso abbraccio, è più che giusto dire Grazie di cuore LEAH DENBOK che ci ha permesso di condividere tutti insieme e spero, tramite questo piccolo contributo di coinvolgere una platea più ampia.
Il lavoro di Leah non è solo pura emozione, è segno significante che muta nella sua lettura iconica.
Linguaggio dell’arte, luci, ombre, pelle che in itinere diviene superficie, testimonianza messa a nudo, bellezza del divino, in un work in progress lo definirei, l’arte di raccontare storie, un’intera vita, oltrepassando la visione di superficie e andando nella profondità delle viscere. A volte non servono ambientazioni, se sappiamo andare in profondità basta l’inquadratura di un volto.
Penso che Dio le abbia dato un gran talento e lei lo sta mettendo a frutto in maniera ammirevole ed edificante. Il suo lavoro fotografico non è solo altamente professionale e bello, ma ha un alto valore espressivo e comunicativo che uniti insieme, trasmettono passione e amore. È stato un piacere e un onore conoscerla e condividere insieme alcuni passaggi, di questo suo percorso.
E veniamo ai ringraziamenti…
Mille grazie al papà e alla mamma di Leah Denbok, per aver donato al mondo e a tutti noi una straordinaria fotografa e ancor di più semplicemente… una persona stupenda.
L’amore, a volte, smuove le montagne e Leah lo sta dimostrando.
Un grazie dal profondo va anche a Sarah Linford, per la collaborazione, la professionalità, unita a empatia e generosa disponibilità.
Un grazie imprescindibile a Elena Schembri, Alessia Tanzini e Morena Foglia per la loro disponibilità e per il prezioso contributo professionale.
Che dire l’unione fa la forza e non sarebbe stato lo stesso senza di voi.
Abbiamo mosso insieme dei piccoli, ma allo stesso tempo grandi passi. Abbiamo gettato semi, ci auguriamo fertili per dare a tutti una modalità per pensare ad un futuro migliore, che veda l’altro, chiunque sia, un individuo da amare, accogliere e con cui compiere un piccolo o a volte, grande tratto di questo meraviglioso viaggio chiamato vita.
Un caro saluto e un forte abbraccio a tutti voi, ma in particolare ai ragazzi che sono intervenuti, protagonisti del presente e tesorieri del futuro.
È stato davvero un bel momento di arricchimento e condivisione.
Enrico Pusceddu
Per chi vuole rivedere l’intero incontro, può trovare il Link cliccando sulla foto sottostante